Onorevoli Colleghi! - La realizzazione dell'integrazione europea comporta il diritto di lavorare e risiedere in uno qualsiasi dei Paesi dell'Unione europea, senza alcuna restrizione. Occorre, quindi, eliminare i vincoli cui il cittadino europeo si sottopone quando decide di trasferirsi da un Paese ad un altro, in particolare per quanto concerne la possibilità che l'educazione dei figli avvenga secondo i valori cui fanno riferimento i genitori. La presente proposta di legge intende fornire una risposta a precisi richiami normativi e giurisprudenziali, quali:

          il dettato della Costituzione che, al quarto comma dell'articolo 33, prevede che la legge fissi i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità;

          la sentenza della Corte costituzionale n. 36 del 19 giugno 1958, secondo la quale «È da ritenersi che si provvederà con auspicabile sollecitudine ad eliminare la lacuna provocata dalla non aderenza alla Costituzione della disciplina in vigore» (con riferimento alla legge n. 86 del 1942, che tuttora regola la scuola non statale, tranne che per gli articoli allora dichiarati incostituzionali);

          la risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 1984, la quale, dopo aver chiamato in causa l'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata il 10 dicembre 1948 e l'articolo 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmato a Parigi il 20 marzo 1952, conferma i seguenti princìpi:

          a) il diritto alla libera scelta della scuola per i figli da parte dei genitori;

 

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          b) il compito dello Stato di consentire la presenza di scuole pubbliche e private allo scopo necessarie ed equiparabili;

          c) l'obbligo per gli Stati membri di rendere possibile il diritto alla libertà di insegnamento anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti statali corrispondenti.

      Conseguentemente, anche in virtù dell'articolo 149 del Trattato che istituisce la Comunità europea, appare indispensabile che il Parlamento italiano affronti la questione della parità scolastica al fine di determinare i criteri che vanno adottati per garantire condizioni di parità a tutti i cittadini eliminando le condizioni di discriminazione in cui versano.
      Il problema della parità, nei suoi nessi inscindibili con i temi dell'autonomia e della qualità, si presenta, quindi, con il carattere della ineludibilità, ripetutamente segnalato nelle più alte sedi culturali, ma soprattutto necessario per lo stato di grave crisi in cui versa il sistema scolastico e formativo, nonostante la positiva azione svolta nella scorsa legislatura. Le difficoltà in cui versa la scuola rendono necessario un intervento radicale per consentire la costruzione di un sistema pubblico integrato di istruzione, di respiro europeo.
      Princìpi come quelli della libertà educativa, del pluralismo istituzionale, della responsabilità e della solidarietà si collocano nel dettato costituzionale a partire dai riferimenti fondamentali alla persona e si connettono alle questioni centrali che attengono, di conseguenza, alle concezioni della società, dello Stato e dei loro corretti rapporti.
      Occorre, dunque, recuperare il senso profondo di tali concetti, scongiurando pericolose deviazioni quali quelle legate al ruolo attualmente assegnato allo Stato in tema di istruzione e di educazione, specificatamente in ordine alla gestione e alla regolazione delle istituzioni scolastiche da cui discende la confusione tra azione legislativa e azione amministrativa che non poco ha contribuito alla stessa degenerazione del sistema scolastico-educativo. A questa, peraltro, ha contribuito in misura decisiva il mancato intervento legislativo in tema di parità.
      La presente proposta di legge risponde all'esigenza di dare finalmente attuazione ai princìpi costituzionali in materia di diritto all'istruzione e all'educazione. La regolamentazione della scuola non statale, a partire dal riconoscimento del ruolo di servizio pubblico che essa svolge, rappresenta un dovere e una assoluta necessità, non soltanto per superare la situazione discriminatoria di fatto oggi esistente nel nostro Paese, ma anche per colmare il divario rispetto all'Europa, nonché per migliorare la qualità, l'efficienza e la produttività del sistema educativo e formativo messo insieme attraverso la realizzazione di un sistema scolastico integrato.
      Gli obiettivi essenziali che si vogliono perseguire sono di tre ordini.
      Il primo è di carattere costituzionale e attiene al diritto primario della famiglia nella scelta degli indirizzi educativi, nonché alla uguaglianza di trattamento scolastico e di prestazione per quegli alunni che intendono esercitare il diritto allo studio presso istituzioni scolastiche non statali.
      Il secondo è quello di introdurre nel nostro ordinamento un sistema integrato di servizio scolastico, impostato sulla parità tra le scuole istituite e gestite dallo Stato e le scuole istituite e gestite da altri soggetti che si assumono gli oneri organizzativi per svolgere tale servizio.
      Il terzo è quello di conferire ulteriore dignità alla funzione docente, sottolineandone la qualità di funzione pubblica, sia che essa si eserciti nelle scuole statali sia che, a parità di titoli conseguiti, essa si eserciti nelle scuole paritarie.
      Tutto ciò comporta evidentemente una revisione complessiva del nostro sistema scolastico-educativo.
      La proposta di legge si basa sul concetto di servizio scolastico integrato imperniato sulla comune pubblicità di tutte quelle scuole che assicurano un servizio

 

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alla comunità, consistente nell'offerta dell'istruzione secondo un progetto educativo qualificato e secondo un rigoroso riconoscimento del pluralismo culturale e della libertà di insegnamento individuale.
      La proposta di legge individua una serie precisa di prescrizioni per quelle scuole che, chiedendo la parità e il riconoscimento dei titoli, aspirano al riconoscimento della libertà e all'inserimento nel sistema integrato di servizio scolastico al quale possono rivolgersi i cittadini e le loro famiglie nell'esercizio pieno del loro diritto di libertà di educazione.
      Alle scuole che chiedono la parità, dunque, la presente proposta di legge, nel garantire il pieno rispetto dell'identità culturale, prescrive di adeguarsi alle norme generali sull'istruzione, anche relativamente ai titoli di studio professionali dei dirigenti e dei docenti, nonché all'adeguatezza delle norme igienico-architettoniche e di sicurezza dei locali scolastici.
      Il sistema scolastico integrato, quindi, si caratterizza per la comune pubblicità della funzione educativa tra scuole istituite dallo Stato e scuole paritarie.
      L'intervento finanziario statale viene realizzato attraverso l'erogazione annuale di un «buono scuola», distribuito in ragione del costo unitario per alunno iscritto alla scuola, parametrato al costo unitario per alunno della scuola statale di corrispondente livello e determinato statisticamente attraverso una media nazionale per ciascun ordine e grado di scuola.
 

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